E’ l’Italia del ‘68, scossa dalle manifestazioni degli studenti, alla vigilia di un’imponente stagione di lotte operaie. Ma è anche l’Italia dove la destra cerca e innesca provocazioni proprio per bloccare un sempre più esteso e incontrollabile movimento di masse giovanili e operaie. E’ l’Italia del dimissionario governo balneare di Giovanni Leone (in cui Franco Restivo è ministro dell’Interno).
Si prepara il primo governo di centrosinistra di Rumor e Nenni mentre il socialista Sandro Pertini è stato appena eletto presidente della Camera. E, nell’appendice di questa Italia, i trentaduemila braccianti della provincia di Siracusa sono impegnati da molte settimane (ma chi lo sa? chi ne scrive?) in una durissima vertenza con un’agraria tra le più ricche, le più potenti ma anche le più intransigenti del Mezzogiorno. Non è una vertenza qualsiasi. Intanto per la duplice posta, di evidente valenza: la parificazione delle zone salariali dell’agrumeto e dell’ortofrutta (una sottospecie delle famigerate "gabbie"), e la fine del mercato delle braccia che ha i suoi sfacciati, liberi centri di contrattazione nelle piazze di tutta la provincia e persino nel cuore della città d’Aretusa, in piazza Stesicoro. E poi perché si sa che una vittoria (o una sconfitta) nelle campagne di Siracusa non solo sarebbe decisiva per quella lotta di quei braccianti, ma farebbe da traino (o da freno) alle analoghe vertenze aperte nelle altre zone dell’Isola: dall’altrettanto ricca piana catanese alle più povere province dell’interno, dove vegetano altri agrari, parassiti.
Per la vertenza di Siracusa si è ormai alle strette. Dopo tre settimane di sciopero, i risparmi degli operai agricoli sono agli sgoccioli. Aranci e limoni marciscono sugli alberi.
Le serre sono da troppo tempo prive del riscaldamento necessario per far maturare i primaticci. Alle porte di Avola, lungo lo stradone che da Cassibile (proprio in un agrumeto di quel paese fu firmato il 3 settembre del ’43 l’armistizio che sanciva la resa incondizionata dell’Italia alle potenze alleate) porta a Ragusa, c’è un bivio per Marina di Avola.